Stavo arrotando le mie solite metafore e sono rimasto piacevolmente colpito dalle ultime apparizioni "poetiche" in lista. Sarà anche perché ormai vivo a stretto contatto con Paul Celan, sfoglio le sue foto, ascolto la sua voce, soffro con/per lui. Ho cercato tra i milioni di file che mi rimpinzano il computer e ho fatto una piccola selezione di versi dicotomici.
Nella poesia la verita' è incastrata tra gli spazi bianchi che separano le sillabe, il resto e' puro mistero.
Paul Celan: « cos'e' il ritorno? forse non c'è, forse è solo un fiocco di neve.»
M'ha raggiunto un cortocircuito, la figura più usata da Paul è la neve e tutto quello che ad essa è connesso. La notizia della morte dei suoi genitori in un campo di concentramento nazista diventa una nevicata di fiocchi neri che bruciano le sue ossa.
Ogni cristallo di ghiaccio ha sei punte, come la stella ebraica.
Per resistere al silenzio Paul ha scritto più di 800 poesie, dalla celeberrima Todesfuge alle ultime volutamente criptiche prima della sua morte per acqua.
Cercava la pace del silenzio? Cercava di conciliare la dimenticanza del papavero e la necessità della memoria? Ogni suicidio resta un mistero in cui non è lecito scavare.
Io ho scritto versi perché ero innamorato di una piccola poetessa vegetariana. Lei scendeva bella e profumata, si sedeva accanto a me che ero solo 18 anni in un grumo di ormoni sotto un assurdo cappello giamaicano che mi copriva i riccioli. Arrivava e mi infilava nel cruscotto sempre nuovi versi. Io rispondevo con novelle e racconti. Poi una domenica ho iniziato pure io a lasciare spazi tra le righe. Era una caponata di pensieri. Dubbi, letture recenti e roventi, pippe mentali e altri ammennicoli. Lei era in Tunisia e io dovevo tenere la mente impegnata per non pensare alle erezioni dei maschi della sua comitiva. Avevo 18 anni ed ero genuinamente siciliano.
Vennero fuori le prime experimentazioni in versi. Li ho ritrovate. Ne accludo qualcuna. Perche' d'estate la poesia vola leggera. E perche' della metrica e dello stile non me ne fregava nulla, seguivo solo il consiglio di Pindaro. Raggranellavo i miei "kairoi", i miei eventi e cercavo di restituirli al mondo sotto forma di poesia. Erano solo belle bugie bucate che scrivevo per non ridurmi a un uomo di sola panza, seguendo il consiglio delle muse di Esiodo.
VITA
Delfini innamorati, i tuoi occhi
si tuffano e riemergono di continuo.
Nuvole di pioggia nascondono un sole malato e
un altro rosso
ferma la mia corsa verso
fantasmi di libertà.
La strada divora me e la mia
auto, scarta solo bucce scorticate di sogno.
Procedo fermandomi ad ogni incrocio
tra scoppi di candele
restano solo i tuoi delfini.
FORTEZZE
Guardo la neve e non scorgo
Niente dentro il cannocchiale.
Aspetto i miei Tartari e
Nella solitudine della soffitta, dentro
Bauli tarlati
Conservo
Sorrisi.
NUOVI DOVERI
Non ho un cavallo,
non ho terre,
non ho tre belle figlie.
Sento solo voglia di fare qualcosa
Ma non ho coltelli, né lame, né forbici da farmi arrotare,
la testa non riesco a chinarla
E continuo a camminare in punta di piedi
Sognando conversazioni e chiocciole e aringhe affumicate
E nel cielo vorrei vedere volare
Altri aquiloni.
RICORDANDO GOLDING
su un isola aspetto che la conchiglia
suoni ancora.
teste di maiali incarnano superstizioni.
faccio sacrifici mentre la mia vera natura
si fa spazio a colpi di machete.
Ho ucciso e gli occhiali non accenderanno altri fuochi.
IL CIELO DI BAGHERIA
Ho conosciuto attrici
Che avevano dimenticato il sipario.
Ho lottato contro consigli che non avevo chiesto
E sguardi che spolpavano I miei pensieri.
Ho visto cani smerdare marciapiedi
E passanti bestemmiare nel loro slalom quotidiano.
Ero già andato via.
(EC)CESSO DI MEDITAZIONI MATTUTINE
Aggrediscono il cielo
le mie parole cercando
succo e verità in cambio
di ceci secchi di retorica. Noto che
la lente è fuori asse mentre guardo
storto il naso che mi è toccato: sta lì a
puntare il riflesso della mia faccia.
Penso e monto e spruzzo
troppa schiuma alla menta piperita, poi
spacchetto il rasoio e
ancora mi taglio
distratto dal croco e
dal senso dell'essere.
[Con i pensieri fuori fuoco guardo il mondo
nel buco tondo della carta igienica.
vedo solo belle bugie bucate]
Mi siedo sul trono e aspetto i ricordi.
Arrivano dalla collina dei broccoli e li vedo bene:
sono sdentati. Potevano giocare
con la mia felicità e hanno preferito
mordermi l'amore e il cranio.
[Bussano.]
Lascio piangere la catenella sulle mie meditazioni
che scivolano giù
siiiiiiiiiiiiiilenziose.
TENAZA GRAPADORA
Ho giocato.
Ho solo giocato con grammatica e mortadella.
|L'8NEROUN'ALTRAVOLTAINBUCA|
Ho giocato, sì, ho giocato
con queste dita
a sfumare sinonimi.
[La divina mania sfrigola in padella
tra spicchi poetici e disamori saturnisti]
Beltistos logos e cicale,
dolcetti e scherzetti sugli aquiloni del mondo.
IL
LINGUAGGIO
NON
E'
C O N V E N Z I O N E
un altro numero alla roulette russa, la tartaruga
è morta e Achille non l'ha raggiunta:
tu continua a spedirmi lamette
con quegli occhi color canguro
che hai
Solo tU
Spediscile, spediscile
ancora calde.
Spediscile con la posta prioritaria
e io odio i postini
che portano brutte notizie
e magari in un cimitero qualcuno
parla di Kafka
e Sisifo imita ancora uno scarabeo stercorario.
Spediscile
in una busta gialla,
spediscile che Et telefona, il naso
s
g
o
c
c
i
o
l
a
e le rotte della filosofia
si perdono nel gracidare del modem.
***
L'ULTIMO SORRISO
Un'altra giornata
sei ore a scuola che si ripetono sempre uguali,
immutabili con sveglia, colazione, doccia e quella stessa strada,
la stessa strada e vedo Papà
seduto su quella stramaledetta sedia
e la mamma con le sue soap e le mie sorelle con i miei tre nipoti.
Davanti all'ingresso i miei compagni, amici? Persone con cui vivo
sei ore e magari divido Una sigaretta
nel cambio dell'ora e pure quella strana solidarietà contro chi sta
dietro la cattedra ma lei,
i suoi occhi, i suoi capelli mentre
scambio la stessa battuta sporca con l'amico bidello e in testa
i miei quadri e sforzo
i miei pensieri per incanalarli e trasferirli sulla tela con
le macchie di vernice spray e strozzo
la pistola del compressore e quel sibilo costante nel vuoto della
cantina e
la sedia di papà, quante volte l'ho disegnata tracciando il suo profilo
e
la condanna a stare seduto sempre lì
con quell'ignomibile [ignobileimmobileinutile] sorriso e la 131 è solo
un ammasso di lamiere da cinque anni.
La professoressa ha il suo sorriso falso
Sa tutto ma si accanisce contro di me e
Mi rimane quell'ultima eterna sigaretta
E voglio smettere, questa è l'ultima e domani smetto, magari ci credo
nella pallida luce che si riflette sulla tela bianca e
i miei due cognati sanno solo sfornare figli e succhiano
le tette della pensione d'invalidità di papà
magari potrei sparargli nel mezzo degli occhi,
un colpo per Totò e uno per Carluccio e Fuggire via
chiedendo un passaggio a quel bambino e al
suo aquilone
ma Il richiamo della professoressa e la sua voce nasale sbatte nelle mie
solite
scuse e
Mamma stava preparando la lingua di vitello, lingua per parlare ma resta
il mutismo di papà e quel suo sorriso e suona
triste L'intervallo e non bastano tredici minuti d'aria
gentilmente concessi dal preside e l'assicurazione non coprirà nemmeno
la metà
delle spese,
bella roba le assicurazioni e mio padre sulla sedia
e il suo sorriso è un muro e io sbatto nel suo silenzio di ghiaccio
e il sole sulle mie trecce rasta, lo stesso
vecchio sole sui suoi occhi e
quel bastardo che l'abbraccia e le sue mani scivolano sui
capezzoli imprigionati nelle coppe del reggiseno
con la campanella che
guida la processione verso le classi, solo
tre ore e poi addenterò quella disgustosa lingua di vitello,
la lingua affogherà nel pomodoro e nell'aglio e
poi lo rutterò sino a domani e guarderò
Totò e Carluccio che si ingozzeranno e chiederanno doppia razione di
tutto e
tra i loro denti ingialliti dalle merit di mia sorella ci saranno pezzi
di
lingua
e lingua tra lingua
vedrò di nuovo la lingua di quel bastardo che stuzzica la sua lingua e
i suoi capezzoli frizzeranno contro la maglietta acrilica,
ora c'è l'ora d'inglese e sputacchierò
tutti i miei th
- I think -
e ci sarà sempre una lingua sul mio piatto
e dovrò ricacciare a fatica il conato che sale dallo stomaco
e mio nipote con la sua lingua che lecca un gelato confezionato e
l'isterica musichetta di Papillon e ci saranno ancora
le mani di mamma nella sua borsa e i suoi soldi stretti tra le dita
grassocce
della mia nipotina
e lei correrà verso il camioncino dei gelati e sentirò
la sigla dei Simpson e qualcuno farà
Lo zapping tra Beautiful e i Simpson e resteranno cazzate su cazzate col
dubbio
tra donne incerate o mostri giallo difterite e io dovrò scendere in
cantina e
violentare il bianco della tela e lo spray agitato bene prima dell'uso
e le
dita
sulla tastiera del telefono faranno
quel numero, il suo numero e vorrei poter dimenticare quello sguardo ma
non
si riesce mai a dimenticare sé stessi e nemmeno fuggire
sull'aquilone sarebbe una soluzione
e mio padre con il caffè che sgocciola scorre sulle sue labbra e sul
tappeto
nel suo sorriso e
Lo stereo sputerà i Metallica e forse stavolta ce la faccio a
non pensare e comincio a ragionare per assurdo e girare la chiave
per alzare il piede dalla frizione ci vuole la patente me nessuna
patente nel
mio portafoglio
e piantonare casa sua
attendendo il rombo della stramaledetta honda e vedere l'abbraccio, il
bacio
la sua mano sui suoi capezzoli e schiacciare l'acceleratore
verso l'autostrada col
lampeggiare accecante, ipnotico della spia del carburante e tornare
in cantina e dipingere un'altra volta
l'ultimo sorriso di mio padre.
***
L'INVERNO DEI MANICHINI
per i manichini
impiccati al sole
è già inverno.
la forfora è tornata
e lo scaldabagno sussurra,
il cane tossisce
masticando
croccantini puzzolenti
che tintinnano nella ciotola e
pure
le monete nel porcellino che grugnisce soddisfatto
e mio padre russa
dopo due cruciverba
sul divano di vimini
e la notte ha troppo da dire
e nessuno l'ascolta.
Fonzie
prende a cazzotti
un altro juke-box e
dylan dog non ha la forfora
e io non mi metto
giacche nere
per non vedere nevicare sul buio.
ululano i venditori
non hanno più almanacchi
ma due pacchi di biscotti, signora,
solamente cinquemila lire
e venticinque tortine, dico proprio a lei
signora, pure le ciambelline
solo cinquemila lire
e pure i polaretti per i picciriddi, signora
venga ad assaggiare gratuitamente
e abbassa
quello stereo che
ne ho le palle piene dei beatles
e i manichini vivono il loro inverno
e altre ascelle sudano
alla fine di quest'estate
un sottile dispiacere
imita
la voce della schiuma dello shampoo
e solo cinquemila signora,
assaggi pure
signora e se
scendo ti faccio
volare John Lennon
dal balcone
e un altro mozzicone
di marlboro
nel vaso dei gerani
e la notte ha ancora troppo da dire.
THAT'S SICILY!
tutta la famiglia
snocciola
avemarie
sui grani del rosario e i cani abbaiano
in sottofondo.
la zia piange
e si batte il petto
e il piccolino lancia cozzi di pizza al cane.
la mamma ripensa alla sua laurea in teologia e lancia anatemi
alla fornicazione e io
noncelafacciononcelafaccio
e guardo
Serena e lei guarda me
e scappa nella sua stanza
e ancora devo finire di leggere l'Orlando furioso
sarebbe bello
Volare sull'ippogrifo
lontano...
sotto il pergolato della zia Maria Pia
Catia si liscia la pancia
sognando bomboniere e pannolini e ride
sulla diagnosi dello
psichiatra.
Mio zio s'è perso
tra i pensieri
e non vuole ascoltare, le sue mani da muratore
sudano
e il dolore cresce e cazzo, siamo
nel 2001 e ancora
si parla di fuitine
e mia madre
stringe le sue due lauree e cerca
di capire e
sputa su quella fornicazione
nessuno pensa ai bambini
e i piedi di Francesco puzzano,
falli stare zitti quei maledetti cani,
mia zia
si scaglia contro sua figlia
e gloria al Padre al Figlio e
allo Spirito Santo
e solo un altro schiaffo
com'era nel principio guardo mia madre
e un'altra estate muore
e io ancora non ci credo
e sarà sempre
nei secoli dei secoli.
Amen
***
LA DANZA DELLE MARIONETTE
nemmeno so
com'è fatto un colibrì
ma voglio andare via prima
che Pippo mi chiami un'altra volta compagno
passandomi il manifesto
e Liberazione
e snocciolando il resto
cercando di capire
che 1500 lire saranno 0,77 euro
e chiederò a mio padre
5 euro,
sempre quelle 10 carte
che mi servono per
far bere un pò quella
sconsolata
R4 che aspetta qualche altra ragazza sul sedile anteriore
e io sono stanco
solo a pensare di ricominciare tutta quella danza delle marionette
per un bacio
e magari se mi và bene un'altra notte
da intaccare
sulla colt che non ho
perché sono pacifista
ma lo so che ci cadrò di nuovo
e basteranno
magari solo due fossette
e gli attimi fuggono ed è tutta fatica sprecata
corrergli dietro,
Gatsby è morto
e io cerco un'altra Daisy.
RANDAGIO BLUES
Ascolta...
sì, proprio tu... ciuccia quell'ultimo sorso di bracardi breeze
all'orange
e ascolta.
come cosa?
ascolta.
niente?
ma sei sordo?
la voce delle lattine che rotolano,
la saracinesca della champagneria del Massimo
che chiude...
e guardali bene
fumano una dopo l'altra
contrattano poster dei simpson
ma sono così...
così grigi.
Sì, sono uomini grigi,
Grigi fuori e grigi dentro...
preferisco le mie pulci a quel grigiore, e tu?
"BAU!"
THAT'S SICILY - (part 2)
Catia non si liscia più la pancia e pensa
solo a dimagrire sognando la nuova campanella
che suonerà a fine settembre e Piero
ha messo via la fascia da cameriere e il finto curriculum
da sciorinare in faccia a tutti, l'ha stirata e conservata
con la targa vinta per quel nuovo coktail inventato
in una delle tante notti che ha passato solo nel suo bungalow,
notti che poi ha gonfiato con stracci
di vita presi in prestito all'ultimo romanzo
di Donald Westlake.
Sua sorella è sempre sotto il portico
con un'altra 100's accesa per coprire il puzzo del
pannolone della nonna, la vecchia dagli occhi cattivi che aspetta
suo padre e suo marito nella faccia di suo figlio.
Lo zio è tornato, stanco delle sue bugie
ripassando le alternate verità che si è cucito
per darsi un certo status, ha il borsello
pieno perchè qualcuno s'è scordato nel suo autobus una copia
sgualcita e ingiallita delle avventure di Gulliver,
fuma un altro mezzo sigaro e dal cofano della Uno
ha sceso un'altra faccia di santo gesso per tenere compagnia alla triste
e bianca Madonna da 7 euro che sua moglie tiene in veranda.
Sto guardando la testa di mio padre e cerco proprio lì
la definizione per riempire il 7 verticale
del cruciverba a stile libero che si porta dietro
da tre anni, sempre quello e gli occhialini da lettura presi alla
Rinascente.
Scriverà altre due definizioni e poi si addormenterà, di traverso
sui tre cuscini del dondolo.
_________________
O d i o questo monitor
e di più le vostre facce che lo guardano
Invece di guardare me.
Rivoglio le rughe sulla fronte,
gli schizzi dei th
con la lingua accucciata tra gli incisivi
per imitare le parole inglesi.
Rivoglio il puzzo di sudore e sentire che sei zuppo
un secondo dopo che ti ho dato una pacca sulla schiena,
rivoglio il rumore della barba sgrattata,
rivoglio il dubbio che ho la patta aperta
e pure l’odore del profumo tuo,
rivoglio i tuoi occhi e toccare
te e non solo 'sto sorcio attaccato al filo,
toccare te e toccarti la curva della pancia
e ridere solo con gli occhi,
senza mettere due punti, trattino e parentesi.
: - )
L’ho capito solo oggi e
i futuri contingenti
li lascio tutti a te.
Me ne vado a giocare a scacchi con i segni
e con l’Ornitorinco-Che-Non-Sa-Di-Non-Essere-Possibile.
Sa solo che il sole sorge lo stesso, pensa
che ci siamo talmente abituati
che ci resteremmo male a vedere
il cielo tenuto su dai cocuzzoli delle montagne
sgranocchiate male dalle nuvole.
L’ho capito, saluto e ribadisco
che non sono io questo qui.
Solo un sorriso per la foto saturnista
che tanto la macchina fotografica non l’ho mai avuta, anzi
l’ho avuta e poi l’ho abolita:
era poco obiettiva e aveva
solo un piccolo e striminzito punto di vista.
Silenzio cieco.
Tutto si perde nel gracidare del modem
perduto lungo le doppie rotte della filosofia.