lunedì 3 novembre 2008

Pupi di zucchero nel giorno dei morti






E ieri è successo davvero
, qui, a Bagheria, in provincia del nulla, mentre digerivo a fatica l’ultimo scadentissimo speciale d’Halloween dei Simpson. Due picciriddi hanno saltato il fosso e hanno citofonato baldanzosi snocciolando il motto sentito e risentito miliardi di volte, quel “dolcetto o scherzetto” che se ben ricordo la prima volta lo sentii in quel vecchio cartone di Paperino alle prese con Nocciola alleata di Qui, Quo e Qua.



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lunedì 7 aprile 2008

Tanto per digitare

Sono appena tornato da Reggio, dallo splendido Quinto Convegno Nazionale sulla Letteratura organizzato dalle Pietre di Scarto e dalla Federazione BombaCarta.



Il tema di quest'anno era La poesia. Vivere nella possibilità.



Qui potete leggere l'intervento introduttivo di Antonio Spadaro, dal titolo fortemente evocativo: La parola poetica: farfalla infilzata o conchiglia marina?



... Karl Rahner pone una differenza fondamentale tra parole che sono come «farfalle morte, infilzate nelle vetrine dei vocabolari», e parole viventi, che esistono da sempre e che, «quasi per miracolo, rinascono continuamente».



Queste ultime, anche attraverso l’indicazione di una cosa sola, «lasciano trasparire la infinita gamma della realtà, simili a conchiglie dentro le quali risuona il vasto mare dell’infinità. Sono esse che ci illuminano e non noi a illuminarle. Esse esercitano un potere su di noi, perché - scrive Rahner - sono doni di Dio e non invenzioni umane, anche se è grazie alla tradizione degli uomini, che sono potute giungere sino a noi». La conchiglia (Muschel) è l’efficace simbolo per dire l’infinità presente nella finitudine della parola.



Le parole che sono «farfalle morte» sono senza mistero, superficiali, sufficienti per la mente, utilitarie (Nutzworte). Le parole-conchiglia sono oscure, perché «evocano il mistero luminosissimo delle cose». Sono queste le parole della poesia, le parole, «primigenie» o, meglio ancora, «originarie», dell’origine, (Urworte). In questa parola l’uomo accosta «l’orecchio alla conchiglia del mondo». Il mondo, a sua volta, è conchiglia ha scritto il poeta bresciano Giovanni Cristini (1925-1995): L’universo non è / che un geroglifico immenso, un grumo / di segni, una conchiglia, un nido / indecifrabile agli occhi / della mente e del cuore.

L'inquietudine di Proust

proust nel letto di morte

«La speranza di sopravvivere e di rivivere nella sua opera, che percorsa dall’inquietudine perseguitò senza tregua Marcel Proust, eccola pronta a ricevere la più smagliante delle conferme. Ogni giorno gli regala nuovi lettori, o per meglio dire, nuovi amici.



Ogni giorno Proust viene “scoperto” da qualcuno, ogni giorno qualcuno entra nel suo libro con lunga meraviglia. E così a poco a poco si organizza e si sviluppa la sua resurrezione.



Egli non morirà mai più per tutti gli spiriti che andrà seducendo, egli troverà un eterno accrescimento di esistenza, la più vera immortalità»

Jacques Rivière

fonte: proust.it

mercoledì 2 aprile 2008

Strenne primaverili nel sogno del babbaluci degenerato





La primavera tarda ad arrivare ma ugualmente il curatore di questo spazio vi pensa e  vi regala due dicotomiche novità:


  • Le prime due puntate de La degenerazione del calcagnolo, un audio-web-feuilletton: (1) (2)

  • L'ebook Il sogno dei babbaluci, che recita come sottotitolo "caponate adolescenziali"




Buone letture...

venerdì 7 marzo 2008

110 molta infamia e nessuna lode

merda




Succede anche questo.



A non voler parlare del linguaggio degli scimmioni e dei neuroni specchio che tanto stanno a cuore  a quattro parrucconi incatenati alle loro sedie.

Basta un prof che non conosce e non vuole conoscere l'argomento per azzoppare un lavoro nato alla fine di un calvario lungo 47 materie.



Che dire? Addio brutta facoltà rosa salmone, fottiti l'anima di qualcun altro che con me hai chiuso. Divertiti coi sogni di quelli che ancora credono ai tuoi sette piani di disillusioni.



Auguro a tutti di svegliarsi prima di arrivare a 26 anni, con tante cicatrici sul cuore e sul culo.

giovedì 6 marzo 2008

La Generazione del Calcagno

la generazione del calcagno

Vado, mi ri-laureo e torno

leggere nonostante tutto




Dopo la prima, completo - dopo 47 materie - finalmente il mio primo percorso accademico.



Nel mezzo: servizio civile, scrittura, giornalismo, Uruguay, tutte le storie nel piano accademico, infarto di mio padre, primi inevitabili affondi della vita e dei suoi Omini di Burro...



Ve lo volevo dire da queste colonne. Mi sembrava giusto così.

Se poi siete curiosi, leggete qui o meglio ancora qui

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