domenica 17 gennaio 2010

Tre gocce di zammù

Su pupidizuccaro.com procede la pubblicazione della mia nuova storia, rigorosamente a puntate. Siamo già alla terza puntata.

venerdì 20 marzo 2009

Nuova casa

Ricordo a tutti gli affezionati lettori di questo blog che adesso scrivo qui.

lunedì 3 novembre 2008

Pupi di zucchero nel giorno dei morti






E ieri è successo davvero
, qui, a Bagheria, in provincia del nulla, mentre digerivo a fatica l’ultimo scadentissimo speciale d’Halloween dei Simpson. Due picciriddi hanno saltato il fosso e hanno citofonato baldanzosi snocciolando il motto sentito e risentito miliardi di volte, quel “dolcetto o scherzetto” che se ben ricordo la prima volta lo sentii in quel vecchio cartone di Paperino alle prese con Nocciola alleata di Qui, Quo e Qua.



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lunedì 7 aprile 2008

Tanto per digitare

Sono appena tornato da Reggio, dallo splendido Quinto Convegno Nazionale sulla Letteratura organizzato dalle Pietre di Scarto e dalla Federazione BombaCarta.



Il tema di quest'anno era La poesia. Vivere nella possibilità.



Qui potete leggere l'intervento introduttivo di Antonio Spadaro, dal titolo fortemente evocativo: La parola poetica: farfalla infilzata o conchiglia marina?



... Karl Rahner pone una differenza fondamentale tra parole che sono come «farfalle morte, infilzate nelle vetrine dei vocabolari», e parole viventi, che esistono da sempre e che, «quasi per miracolo, rinascono continuamente».



Queste ultime, anche attraverso l’indicazione di una cosa sola, «lasciano trasparire la infinita gamma della realtà, simili a conchiglie dentro le quali risuona il vasto mare dell’infinità. Sono esse che ci illuminano e non noi a illuminarle. Esse esercitano un potere su di noi, perché - scrive Rahner - sono doni di Dio e non invenzioni umane, anche se è grazie alla tradizione degli uomini, che sono potute giungere sino a noi». La conchiglia (Muschel) è l’efficace simbolo per dire l’infinità presente nella finitudine della parola.



Le parole che sono «farfalle morte» sono senza mistero, superficiali, sufficienti per la mente, utilitarie (Nutzworte). Le parole-conchiglia sono oscure, perché «evocano il mistero luminosissimo delle cose». Sono queste le parole della poesia, le parole, «primigenie» o, meglio ancora, «originarie», dell’origine, (Urworte). In questa parola l’uomo accosta «l’orecchio alla conchiglia del mondo». Il mondo, a sua volta, è conchiglia ha scritto il poeta bresciano Giovanni Cristini (1925-1995): L’universo non è / che un geroglifico immenso, un grumo / di segni, una conchiglia, un nido / indecifrabile agli occhi / della mente e del cuore.

L'inquietudine di Proust

proust nel letto di morte

«La speranza di sopravvivere e di rivivere nella sua opera, che percorsa dall’inquietudine perseguitò senza tregua Marcel Proust, eccola pronta a ricevere la più smagliante delle conferme. Ogni giorno gli regala nuovi lettori, o per meglio dire, nuovi amici.



Ogni giorno Proust viene “scoperto” da qualcuno, ogni giorno qualcuno entra nel suo libro con lunga meraviglia. E così a poco a poco si organizza e si sviluppa la sua resurrezione.



Egli non morirà mai più per tutti gli spiriti che andrà seducendo, egli troverà un eterno accrescimento di esistenza, la più vera immortalità»

Jacques Rivière

fonte: proust.it